La quarta giornata del nostro Erasmus potrebbe essere riassunta così: freddo glaciale fuori, calore umano (e non solo) dentro. Appena arrivati, infatti, le insegnanti ci hanno accolto con una bevanda calda che, in quel momento, è sembrata più un atto di salvataggio che di cortesia. Rinfrancati e con le dita finalmente tornate a far parte del nostro corpo, siamo stati accompagnati nella sala dedicata al corso di ceramica: un luogo dove l’argilla domina incontrastata e ogni superficie sembra dire “qui si crea”.
Per prepararci a non fare disastri, le docenti ci hanno mostrato una breve presentazione che raccontava obiettivi, finalità e soprattutto il motivo per cui i loro studenti diventano veri e propri maestri ceramisti. Ed era tutto chiarissimo: la ceramica, per loro, non è solo un’attività educativa, è un superpotere che sviluppa motricità, attenzione e autonomia. E i risultati? Esposti, venduti e perché no? Anche premiati a livello nazionale.
Ora, dettaglio cruciale: molti dei bambini non erano verbali. Eppure, quando si è passati alla pratica… magia! La comunicazione è diventata fluida, universale e fatta completamente di gesti, sguardi e mani esperte. Sono stati proprio loro a guidarci nella creazione di quattro angioletti, dimostrando una sicurezza che noi, davanti alla creta, potevamo solo invidiare.
Il tutto avveniva con un sottofondo di canzoni natalizie che, non sappiamo come, rendevano l’atmosfera ancora più surreale e tenera. Qualcuno tra i bambini provava anche a cantare, e improvvisamente ci siamo trovati in un momento talmente umano che nessuna barriera linguistica, emotiva o motoria poteva scalfire.
A fine attività, l’insegnante ci ha spiegato il percorso completo della produzione: asciugatura, cottura nei forni (ben quattro, nemmeno in certe accademie d’arte!), decorazioni, perline e via dicendo. E, come se non fossimo già abbastanza commossi, ci hanno anche regalato alcuni angioletti finiti. Oggetti splendidi, che conserveremo come trofei… soprattutto considerando il livello tecnico che richiedono.
Per concludere la mattinata, abbiamo fatto un rapido giro nel centro cittadino per vedere gli allestimenti natalizi. Ma, tra pioggia incessante, gelo siberiano e una stanchezza che gridava vendetta, il rientro in albergo è stato un atto di pura sopravvivenza. Il pomeriggio lo abbiamo dedicato alla compilazione di documenti e schede di valutazione: insomma, la parte meno instagrammabile dell’Erasmus, ma necessaria.







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